Enrico Damiani
Prof. ord. di diritto civile dell’Università degli Studi di Macerata
Provo una sincera ammirazione per chi, pur notevolmente impegnato nell’insegnamento universitario in qualità di professore ordinario di diritto commerciale in un importante Ateneo, socio di una importante e nota law firm italiana, presidente dell’Associazione di banche e intermediari finanziari, direttore di riviste scientifiche, organizzatore di seminari e convegni e certamente preso dalle relazioni familiari e dai propri hobby, trova il tempo per scrivere un libro che, pur trattando di regole e quindi di diritto non è destinato esclusivamente ad un pubblico di giuristi, avendo un approccio che riesce a coniugare l’esposizione di istituti certamente giuridicamente rilevanti con il frequente ricorso ad esemplificazioni che consentono, anche a chi è completamente digiuno di leggi e regolamenti, di comprendere la complessità della circolazione di opere artistiche[1].
Naturalmente non priverò il lettore del piacere di soddisfare la propria curiosità sfogliando le pagine del libro, ma mi limiterò a descrivere alcuni degli argomenti che l’Autore ha affrontato.
Il primo tema trattato è quello della difficoltà di individuare cosa sia una “opera d’arte” una volta superati i canoni dell’arte figurativa che hanno dominato il campo sino ad almeno agli inizi del XIX secolo. L’impressionismo, il cubismo, il surrealismo per arrivare alla pop art, all’arte povera e quella informale rappresentano certamente un punto di rottura con il classicismo. Ventoruzzo riesce, riportando diversi fatti di cronaca, ad evidenziare in maniera chiara le difficoltà connesse alla individuazione di un significato oggettivo dell’espressione “opera d’arte”.
Un ulteriore argomento toccato dal nostro Autore è quello del rapporto tra arte e censura, che spesso interviene limitando l’inventiva degli artisti o addirittura prevedendo degli interventi “correttivi” a difesa del sentimento di pudore della collettività.
Nel terzo capitolo viene affrontato il tema della distinzione tra il contratto di prestazione d’opera anche intellettuale, e il contratto di appalto. In quest’ultimo, che richiede una organizzazione di impresa, l’imprenditore è tenuto all’adempimento di una obbligazione di risultato mentre normalmente il prestatore d’opera specialmente intellettuale è tenuto all’adempimento di una obbligazione di mezzi.
Il quarto capitolo affronta il mondo delle aste di opere d’arte e, nella complessità del contesto geografico nel quale operano le varie case d’asta, con degli aneddoti si tenta di spiegare la complessità delle regole che vigono nelle diverse parti del mondo tenendo anche conto che spesso il bene artistico viene acquistato come una sorta di prodotto di investimento, nella speranza che, nel tempo, il suo valore possa accrescersi.
Nella sezione successiva dopo aver fornito sinteticamente la nozione di diritto d’autore e di contraffazione, viene esaminato l’argomento della contraffazione che ha a che fare col fenomeno dei falsi nell’arte. Anche qui il frequente ricorso a delle esemplificazioni e il richiamo di noti precedenti giurisprudenziali fornisce al lettore non giurista un chiaro quadro di riferimento al fine di comprendere la complessità del fenomeno.
Nel sesto capitolo si tratta il tema della vendita di opere d’arte rubate o trafugate, specialmente nei periodi di guerra, e comunque sottratte con l’uso della forza ai legittimi proprietari. Nel mondo esistono regole diverse che possono tutelare l’acquirente. In Italia, purché vi sia la buona fede dell’acquirente, e un atto astrattamente idoneo a trasferire la proprietà, prevale ad esempio quest’ultimo, in altri ordinamenti, invece, la risposta è diversa. Molto dipende poi dalla qualità di chi acquista in quanto spesso sono esperti collezionisti d’arte, mentre ai privati deve essere fornita dal rivenditore professionale la documentazione che attesti la provenienza o quanto meno la probabile attribuzione dell’opera.
Nell’ultima parte del libro si affronta l’argomento relativo alla individuazione del modo con cui il mondo dell’arte guarda al fenomeno giuridico nel suo complesso, sempre ricorrendo a delle esemplificazioni che conducono il lettore alla piena comprensione del punto di vista dell’Autore il quale, nelle pagine conclusive, stila una sintesi di quanto in precedenza trattato senza omettere una osservazione sicuramente condivisibile, secondo cui sino ad oggi l’ambito artistico è stato in larga parte prerogativa degli uomini; alle donne infatti, in questo come in altri campi, non è stato lasciato lo spazio e il riconoscimento che meritano. Come scritto all’inizio di questa breve presentazione non ho voluto indicare alcun episodio che Marco Ventoruzzo ha con maestria descritto all’interno del libro in quanto voglio che siano i lettori, con la loro curiosità, a leggere avidamente le sue pagine per farsi un’idea di quanto sia complessa la relazione tra arte e diritto, con la certezza che, una volta terminata la visione dello scritto, essi saranno bene informati, da un lato, e divertiti, dall’altro, per lo stile e la chiarezza con cui l’Autore ha saputo coniugare la difficoltà del tema trattato con l’esigenza di riuscire a realizzare un prodotto fruibile per chiunque
[1] Marco Ventoruzzo, Il Van Gogh di Liz Taylor. Falsi, furti e potere: le regole del mercato dell’arte, Egea, 2024.